Tra pochi giorni le scuole accoglieranno gli alunni che inizieranno un nuovo anno scolastico. Gli auspici sono sempre gli stessi e si rinnovano i buoni propositi. Ci si augura che ognuno adempia al proprio dovere con il massimo dell’impegno e che gli allievi e i docenti possano raggiungere gli obiettivi preposti.
C’è pero il desiderio di esprimere la necessità di avviare un cambiamento radicale in un sistema scolastico che dovrebbe essere in grado di osservare la situazione dal punto di vista dell’alunno e concepire un metodo di apprendimento innovativo con lo scopo di coinvolgere attivamente lo studente.
Di buoni esempi ne abbiamo avuti tanti: da don Lorenzo Milani e la sua capacità di dimostrare come l’obbedienza non sia una virtù se accondiscendere a delle leggi vuol dire accettare uno stato delle cose sbagliato e ingiusto a Danilo Dolci che attraverso la messa in atto della maieutica ha saputo rendere l’allievo un soggetto pensante e non solo da indottrinare.
Tra le tante figure oltre a quelle citate c’è un personaggio che con il suo esempio in particolare con una frase esprime in toto il senso del mio augurio. Si tratta del maestro Alberto Manzi e della sua battaglia contro la valutazione che lui definiva sterile e ingiusta in quanto “Non posso bollare un ragazzo con un giudizio” diceva il pedagogista “perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest’anno, l’abbiamo bollato per i prossimi anni”.
Auguro allora a tutti i bambini di tornare a casa mostrando con fierezza quel timbro che Manzi riportava sulle pagelle dei propri alunni: “Fa quel che può. Quel che non può non fa”. Una frase che riflette la volontà di consentire all’allievo di esprimere liberamente la propria identità senza remore alcune.
Il motto di Alberto Manzi noto anche per la conduzione della celebre trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi” andata in onda negli anni ’60 ribadisce con fermezza la libertà dell’individuo. L’alunno tanto quanto il docente può scegliere di vivere il percorso educativo e formativo in maniera serena senza vivere l’ansia di una valutazione spesso confusa con un giudizio per nulla obiettivo.
Occorre sovvertire alcuni schemi già preconfenzionati che non ci garantiscono il successo e non ci tutelano dagli errori pertanto è opportuno più che mai avere il coraggio di fare una rivoluzione culturale perchè “La rivoluzione è una perpetua sfida alle incrostazioni dell’abitudine, all’insolenza dell’autorità incontestata, alla compiacente idolizzazione di sé e dei miti imposti dai mezzi di informazione. Per questo la rivoluzione deve essere un evento normale, un continuo rinnovamento, un continuo riflettere e fare, discutere e fare”.
Agli studenti, agli insegnanti, ai genitori… buon anno scolastico!
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