Domenica 29 maggio alle ore 19 presso la Tenuta Malcandrino, a Monteroni di Lecce, si svolgerà l’ultimo appuntamento della rassegna Ridare i nomi al silenzio.
Sono felice di ospitare Livio Romano, autore del testo “Niente da ridere”;
Pubblicato per la prima volta nel 2007, Niente da ridere racconta le vicende di un trentacinquenne gravato dalla responsabilità di badare a una famiglia (molto) allargata di cui deve soddisfare le esigenze più diverse: dall’ospitare parenti, amici alla lontana e sconosciuti, a regalare soldi allo zio affinché allenti le sue pressanti richieste, fino al punto di inventare impegni al solo scopo di lavorare in pace, di nascosto, nella masseria di campagna, lontano dalle figlie, dalla moglie e dalla fragorosa confusione di una vita da cui all’apparenza sembra fuggire, anche se in realtà ne è il fulcro. Un personaggio insieme vitale e malinconico, generoso e narcisista, incantato e cinico, che posticipa all’infinito l’incipiente crollo nervoso a colpi di ansiolitici. Insomma, il perfetto uomo del nostro tempo, raccontato con una lingua tumultuosa e indomabile, in un intreccio effervescente di situazioni fra il comico e il grottesco, ambientate in un Salento inconsueto, distante dagli stereotipi a cui il cinema e la letteratura ci hanno abituato, ma del quale, in certi improvvisi scorci di paesaggio, emerge tutta la selvaggia bellezza.
Raffaele Costantini che ci parlerà della sua raccolta di racconti “Il bacio del figlio”
“Il bacio del figlio” prende spunto dal bacio di Zoff sulla guancia di Bearzot dopo la partita Italia-Brasile che condusse gli Azzurri a sfidare e battere la Germania Ovest nella finale dell’11 luglio 1982. Ma non è il calcio l’argomento del libro. E la celebrazione degli anni della fanciullezza, trascorsi per strada, attraverso gli occhi di un bambino con l’anima ipertrofica, in un mondo immerso nella fantasticheria con tinte oniriche in una delicata prosa lirica. E un atto d’amore e di riconoscenza verso antichi legami di amicizia e verso la paternità come condizione intrisa di magia e miseria, vista dagli occhi di un figlio che cresce e diventa padre a sua volta. Le strade si fanno mondo, i ricordi a volte asfissianti portano il lettore in una sorta di universalità delle cose minime, che fanno di questa raccolta una manciata di fotografie sbiadite dal tempo.
e Alessandro Romano con il suo “Hippikon”.
Quando Miguel de Cervantes creò il personaggio del suo Don Chisciotte, lavorò solo con la fantasia o si ispirò a qualcuno che lui incontrò realmente, nel corso della sua vita avventurosa? HIPPIKON è il romanzo in risposta a questa domanda.
Europa, Italia. XVI secolo. Tempo di grandi cambiamenti per la storia dell’umanità. Nuove scoperte ampliano gli orizzonti, l’arte tocca livelli sublimi, la rivoluzione agricola rende fecondi i campi. Ma la modernità è monca perché la donna non riesce a emergere con tutto il suo valore, e le battaglie restano incessanti sugli innumerevoli campi di guerra. La Cavalleria è solo un sogno del passato, l’uomo di un tempo è diventato mercenario, soldato di ventura. La pietà è morta e con essa la fratellanza trasmessa dall’insegnamento cristiano. Fra uno sfavillante sfilare di personaggi realmente esistiti, artisti e filosofi, da Leonardo a Shakespeare, e potentissimi signori della guerra, un secolo intero viene ricostruito in tutti i suoi grandi slanci, le conquiste, l’arte, le vette del pensiero, ma anche con tutte le sue guerre e le mille sfaccettature di una società profondamente maschilista, che non riconosce il genio e la libertà femminile. Mavros Karydis attraversa uno dei periodi di massimo splendore dell’uomo, riportato alle sue nobili origini dall’Umanesimo, incontrando donne incantevoli, prigioniere di un tempo ancora arcaico, che assieme a molti altri prendono voce e parlano in prima persona, sullo sfondo del grande scontro epocale fra Europei e Turchi. In lui c’è il tentativo di costruire fisicamente il concetto stesso di giustizia, e l’Utopia vagheggiata da Thomas More, sopratutto di raggiungere la donna amata, che pare sempre sfuggirgli come una maledizione, mentre lei stessa combatte per la sua rivincita contro quel mondo che la vuole reclusa. Accompagnandosi a valorosi amici coi quali riecheggiano gli slanci dei miti greci, irraggiungibile ideale di un mondo che non vuole redimersi, fino alla fine.
Dedicato ad uno dei geni dell’umanità, Miguel de Cervantes, alla penna e alla spada che lo ha animato, “HIPPIKON” è un romanzo storico e assieme animato dalla fantasia, che al galoppo ed a fil di spada, rielabora la vita e la lotta più intima che ci ha animato sin dagli albori della civiltà, con l’intento di omaggiare l’arte stessa della scrittura. Il romanzo corre su due livelli di racconto, narrato da Pericle Karydis, archeologo del XXI secolo sulle tracce del suo antenato cavaliere, di cui lentamente ricostruisce tutta la vita, dalle origini della sua anima nera, ossia sua padre Gordias Karydis, fino alla catarsi finale, di Mavros e dello stesso Pericle. Nel titanico tentativo che anima l’Uomo sin dalle sue origini: cercare di dare un senso alla propria esistenza.
Il romanzo ha ricevuto la segnalazione speciale al 13° CONCORSO LETTERARIO “CITTÀ DI GROTTAMMARE”, con Presidente DACIA MARAINI, nella sezione Romanzo Storico.
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