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Lo ripercorriamo insieme a Francesco Romito, Direttore della Scuola di Reportage Narrativo intitolata ad Alessandro Leogrande

Si è appena conclusa la ventesima edizione di Lector in fabula, European Cultural Festival, che ha visto la città di Conversano scenario di eventi, dibattiti, mostre fotografiche, workshop, laboratori e molto altro.

Dal 19 al 25 settembre il borgo pugliese ha accolto autori di fama nazionale e internazionale che attraverso le proprie pubblicazioni editoriali hanno avviato dibattiti sul tema “La scoperta del futuro”.

Ispirato al celebre saggio di Umberto Eco, il titolo del festival è una chiara esortazione a far sì che il lettore sia parte attiva del testo costruendone il senso con interpretazioni e congetture. “Il lettore modello è colui che sa mettere in atto tutte le possibili strategie” affermava il padre della semiologia contemporanea “perché il testo sia pienamente attualizzato nel suo contenuto potenziale”.

Partecipando così attivamente ai molteplici incontri proposti dal ricco programma incentrato su politica, cultura, economia, scienza, il pubblico ha contribuito a rendere memorabile anche questa edizione.

La bellezza del centro storico, cuore pulsante degli eventi, ha favorito il coinvolgimento degli utenti che negli spazi della Città d’arte hanno potuto arricchire la propria identità aprendosi a nuove relazioni sociali.

La chiesa di San Benedetto con il suo Chiostro e il Giardino dei Limoni; la Sala degli Aranci del Palazzo Arcivescovile; la biblioteca civica Maria Marangelli (insegnante di Conversano eletta sindaca nel 1959 ha dimostrato costantemente di avere un’attenzione particolare per la crescita culturale della comunità); la chiesa di Santa Chiara; la terrazza e la Sala Biblioteca della Community Library; Piazza Castello e la Sala Conferenze del maniero dove peraltro è in corso fino al 27 ottobre la mostra “Chagall. Sogno d’amore”; la Pinacoteca del Finoglio sono stati i luoghi dove il pubblico ha preso parte agli appuntamenti ideati e organizzati insieme alla Fondazione Di Vagno e alla Scuola di Reportage Narrativo Alessandro Leogrande.

Fondamentale è stato questo partenariato che ha permesso di mantenere vivo il ricordo di una delle figure chiave del Sud qual è stato Giuseppe Di Vagno i cui natali erano della città pugliese che orgogliosamente commemora il primo Deputato socialista al Parlamento Nazionale vittima nel 1921 della violenza fascista.

La Fondazione costituita negli anni ’70 si è da sempre occupata della questione meridionale nella moderna prospettiva europea; ha predisposto adeguati strumenti di ricerca per gli studiosi al fine di un approfondimento più consapevole delle conoscenze storiche; conserva un Archivio storico che raccoglie fondi di illustri dirigenti socialisti e dell’area democratica della Regione inoltre ha cooperato con tutte le istituzioni culturali presenti in Puglia ad essa affini, come l’”Istituto pugliese per l’antifascismo e la Storia contemporanea” e la Fondazione “Gramsci di Puglia”.

Di recente la Fondazione ha dato vita a una delle realtà culturali più valide e interessanti del panorama attuale. Si tratta della Scuola di reportage narrativo intitolata ad Alessandro Leogrande, una delle voci giornalistiche più interessanti in grado di raccontare con rigore etico e morale grandi drammi passati perlopiù sconosciuti sui quali il giornalista di origini tarantine ha acceso i riflettori per spiegare la contemporaneità.

Scomparso a soli quarant’anni, nel 2017, Leogrande ha lasciato un materiale vastissimo sul quale è possibile soffermarsi per comprendere le strategie narrative di un modo di fare giornalismo che restituisce dignità al mestiere stesso e a quanti tentano ancora di trovare la verità nei fatti della Storia.

Le attività didattiche della prima edizione svoltasi da dicembre 2023 a marzo 2024 si sono articolate in sei moduli formativi ed esperienziali, con cadenza mensile, per una classe di 18 partecipanti.

Alcuni allievi presenti al festival Lector in fabula hanno raccontato la propria esperienza condividendo anche l’approccio che hanno avuto nei lavori successivi alla partecipazione alla Scuola di reportage narrativo e come la formazione ricevuta abbia contribuito notevolmente ad avere un approccio diverso e una visione nuova alle tematiche sviluppate.

“La scuola è stata utile nel farmi capire che esisteva un altro modo di fare giornalismo, che era possibile partire dalla necessità della cronaca per inserirla in uno spazio di più ampio respiro” hanno affermato gli allievi della Scuola di reportage narrativo durante l’incontro “Arcipelago – seguendo la rotta di Alessandro Leogrande”.

Ed è stata proprio la presenza delle giornaliste e giornalisti provenienti da tutta Italia nell’ambito di Lector in fabula a rendere questa ventesima edizione ancora più singolare. Gli incontri promossi dalla Scuola di reportage narrativo hanno consentito di argomentare tematiche come le esperienze di coloro che hanno lasciato la propria terra per poi tornarci offrendo il proprio contributo dopo aver fatto esperienze diverse nel mondo, riempiendo lo sguardo di altre culture invertendo così la tendenza dello spopolamento, non lasciando che i territori diventino esclusivamente mete ambite per idilli turistici ma soprattutto realtà da vivere quotidianamente. Una prospettiva realizzabile grazie alla sinergia tra chi torna e chi resta.

L’esplorazione del linguaggio giornalistico con cui Alessandro Leogrande ha ispirato la Scuola di reportage narrativo ha avuto seguito con l’incontro “Rammemorare ancora: Il cammino della Scuola Leogrande” che ha visto come ospite d’eccezione Maria Giannico, mamma di Alessandro Leogrande. Insieme a lei è stato possibile immergersi nell’esempio lasciato dal figlio su come la scrittura possa essere strumento di impegno sociale e politico.

A chiudere il ciclo di incontri promossi dalla Scuola di reportage narrativo è stata una lettura collettiva di uno dei libri più rappresentativi del pensiero e dello stile di Alessandro Leogrande, “Uomini e Caporali”.

Durante i giorni di apertura di Lector in fabula ho avuto il piacere e l’onore di intervistare Francesco Romito, Direttore della Scuola di reportage narrativo Alessandro Leogrande.

Si festeggiano i vent’anni di Lector in fabula ed è questa la prima edizione che si avvale della collaborazione con la neonata Scuola di Reportage Narrativo dedicata ed ispirata ad Alessandro Leogrande, una delle menti più brillanti della nostra terra in grado di raccontare il presente dettando nuove tracce per il futuro. Partiamo da questo trait d’union per avere poi una visione più ampia del legame tra il festival e Leogrande

All’interno delle sue opere Alessandro Leogrande ci ha offerto degli strumenti utili per interpretare il futuro. Delle volte si palesano in maniera più evidente altre in modo più carsico. Il suo stile riprende la grande tradizione del reportage narrativo in particolare un aspetto della filosofia di Walter Benjamin che si basa sul concetto della rammemorazione ossia rispondere ad un’esigenza del presente tentando di connettere all’interno di una linea temporale spesso opaca, gli elementi del passato che possono aiutare a definire le tracce per comprendere il tempo attuale quanto quello futuro. Alessandro Leogrande ricorre a questa sorta di esigenza in tantissime opere soprattutto in “Uomini e Caporali” quando si sofferma sulle vicende dello sfruttamento pugliese e le inserisce in un arco cronologico molto più ampio narrando le lotte contadine dal biennio rosso in poi riconnettendole alle dinamiche di oppressione che si verificano nella nostra epoca storica. Questa sua capacità di partire da un fatto di cronaca solitamente disperso in una serie di notizie quotidiane e connettere i piccoli elementi a una storia più ampia è senza dubbio da emulare.

Tutto ciò ha reso Alessandro Leogrande una sorta di maestro, una figura dalla quale prendere ispirazione. Cosa abbiamo da imparare da lui?

Abbiamo da imparare lo sguardo non solo perché forte dal punto di vista metodologico e tecnico, ma anche perché in grado di offrire un approccio a una dimensione politica e valoriale. Per Alessandro Leogrande il reportage narrativo è stata una sorta di verifica dell’utopia, ha dimostrato come attraverso una costante propensione a una ricerca sul campo dando voce agli invisibili sia possibile costruire una dimensione umana e dignitosa partendo da una serie di punti fermi del pensiero politico come quello messo in atto da alcuni meridionalisti da lui frequentemente citati come Tommaso Fiore, Carlo Rossi Doria, Rocco Scotellaro, lo stesso Di Vagno, Di Vittorio.

Alessandro Leogrande non puntava sul sentimentalismo, sulla pietà, sulla commozione. Il suo non era un giornalismo sensazionalistico. Non voleva fare controinformazione ma offrire un’altra informazione. Con lucidità critica raccontava la realtà. Cos’è che a volte fa perdere la bussola al giornalismo attuale che sembra smarrire la sua funzione originale?

Uno degli intenti della Scuola di reportage narrativo è quello di rispondere ad un’esigenza deontologica trasversale che tocca tutte le persone che si occupano di narrazione. Lavorare sulla grammatica dei diritti ci consente di capire quali sono le dinamiche di oppressione quindi dare voce e spazio a chi subisce soprusi. La nostra è una prospettiva etica che va esplorata. Per esempio uno dei temi affrontati è stato quello relativo alla geopoetica. Abbiamo avuto modo di comprendere come gli spazi non sono mai neutri. Quando per esempio Alessandro Leogrande ci parla del Mediterraneo è possibile comprendere come questo non sia solo uno scenario ma un soggetto attivo di una geografia più ampia che ci mette in relazione con il mondo intero. Riuscire a dare una lettura dei fatti in questo modo significherebbe non perdere la rotta.

Quali sono le sue considerazioni in seguito al primo anno di un’esperienza così stimolante quale si è rivelata la Scuola di reportage narrativo?

Quando si fanno cose nel nome di Alessandro Leogrande si è consapevoli che si sta maneggiando qualcosa di delicato. Noi lo abbiamo fatto a partire da un debito culturale nei suoi confronti. Di lui se ne parla fortunatamente tanto ma ci sembrava fondamentale non solo commemorarlo come merita ma anche rendere accessibile e divulgabile il suo materiale attraverso gli strumenti di analisi più appropriati.

In attesa di novità riguardo il secondo anno della Scuola di Reportage Narrativo consigliamo vivamente la lettura o rilettura dei libri di Alessandro Leogrande così come l’ascolto dei podcast presenti sul sito di Radio3 con la quale Leogrande ha collaborato.

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